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08/07/2025
Confindustria Alto Milanese: «Basta autolesionismo, siamo la stella industriale d’Europa». Carminati: «Serve una scossa al pachiderma europeo»

La Bcc, unica banca locale restata sul territorio, presente a conferma di una vicinanza concreta e duratura al tessuto imprenditoriale locale

In un Teatro Tirinnanzi gremito, si è svolta giovedì 3 luglio, l’assemblea generale 2025 di Confindustria Alto Milanese, un’edizione speciale che ha celebrato l’ottantesimo anniversario dalla fondazione dell’associazione nata nel 1945. Con 425 imprese associate, oltre 15.000 dipendenti e 6 miliardi di euro di fatturato aggregato, il sistema produttivo dell’Alto Milanese si conferma come uno dei più dinamici e strategici non solo della Lombardia, ma dell’intero panorama nazionale. Una realtà che, come ha ricordato il presidente Maurizio Carminati, «ha un valore di fatturato pro capite superiore anche a quello di Confindustria Bergamo».

L’evento ha avuto il sostegno della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate. Tra i presenti, anche il direttore generale Roberto Solbiati e il presidente dell’istituto Roberto Scazzosi, affiancati da diversi membri del consiglio di amministrazione – tra cui Mauro Colombo – e da rappresentanti dei vertici della banca, a conferma di una vicinanza concreta e duratura al tessuto imprenditoriale locale.

«Partiamo dall’Europa, o meglio dalla Lombardia – ha esordito Carminati – perché la Lombardia è la regione industriale più importante d’Europa, più ancora dei produttivi tedeschi che fino a qualche anno fa dominavano il mercato. L’Alto Milanese ha l’opportunità di essere ancora meglio della Lombardia. Siamo la stella di diamante di questa compagine di amici imprenditori».

«Da noi non vanno male – ha continuato – i numeri tengono ancora. Abbiamo un comparto meccanico che rappresenta circa il 40%, un comparto del lusso e della moda che vale quasi il 25%, poi la gomma, la plastica, la chimica e i servizi, alcuni dei quali innovativi, che rappresentano il cuore del nostro panorama industriale. I dati congiunturali sono ancora positivi, ma soprattutto mi fa sperare bene la volontà ancora viva di investire: più del 55% dei nostri imprenditori dichiara che nei prossimi mesi metterà a terra un investimento. È una cosa, lasciatemi dire, abbastanza consueta».

Non sono mancati i riferimenti allo scenario internazionale. «La situazione geopolitica potrebbe far paura. Ma c’è stata prima e ci sarà dopo. Sono sfide complicate, ma bisogna trovare nuovi mercati. I nostri imprenditori lo stanno facendo. Io mi auguro che il nuovo mercato del Mercosur sia presto disponibile. Se il governo ci dà una mano, potremo aprire un ottimo spiraglio per le esportazioni. Il 34% dei 6 miliardi che fatturiamo arriva dall’estero: sarebbe auspicabile un’apertura immediata».

Il titolo dell’assemblea, “Oltre il caos. Insieme per il futuro”, è stato preso in prestito da una riflessione che Carminati ha voluto rendere esplicita sin dall’inizio. «Per i filosofi antichi il caos era disordine, sì, ma anche potenzialità creativa. E noi, imitandoli, dovremmo considerare questo stato non solo come distruzione, ma anche come possibilità di trasformazione. Il caos della nostra società, le crisi economiche, le rivoluzioni tecnologiche: tutto questo sembra segnare il collasso. In realtà, è un invito all’innovazione. Chi saprà cogliere i segnali deboli sarà in grado di anticipare il futuro».

Nel suo intervento, il presidente ha voluto lanciare un appello chiaro contro quella che ha definito “l’autolesionismo economico” dell’Italia. «Basta con l’autolesionismo. I conti pubblici sono sotto controllo, il Centro Studi di Confindustria ha ribaltato il sentiment negativo diffuso dai media. Lo sanno bene anche le agenzie di rating: Moody’s a maggio ha migliorato l’outlook da stabile a positivo, facendoci risparmiare ben 7 miliardi di euro grazie alla riduzione dei tassi».

L’ottimismo di Carminati si fonda anche su dati concreti: «Siamo la seconda potenza industriale europea, il quarto esportatore al mondo. Questo nonostante il prezzo folle dell’energia, la scarsità di materie prime, l’accesso difficile al credito, la burocrazia asfissiante, la concorrenza sleale, la difficoltà nel trovare personale qualificato e l’ostilità nei confronti del successo economico. La Lombardia resta la regione più produttiva d’Europa».

Il rovescio della medaglia, tuttavia, non può essere ignorato: «L’Italia è anche il terzo Paese in Europa e l’ottavo al mondo dove è più difficile fare impresa. L’Europa, estremizzando il green deal, ha adottato politiche ostili alla manifattura. Contro queste posizioni fanatiche dobbiamo chiederci perché siamo stati così silenziosi. Serve un’azione dirompente per risvegliare il pachiderma europeo».

Una critica dura è stata rivolta alle derive dell’ambientalismo burocratico: «La manifattura europea è la più pulita del pianeta. Possiamo perdere terreno per colpa delle follie regolatorie? Il riutilizzo del film estensibile, per esempio, è diventato un paradosso normativo. Ma anche in Italia le politiche industriali sono fuori dall’agenda politica, escluse da calcoli elettorali miopi».

Tra le proposte concrete, Carminati ha citato il nucleare come unica alternativa sostenibile credibile: «Se si vuole fare a meno dei combustibili fossili, serve almeno un’alternativa. Il nucleare è oggi tecnicamente sicuro e probabilmente sostenuto da una discreta maggioranza. Inoltre, fare politica industriale significa agire sulla scuola, sulla formazione, sull’orientamento. Dobbiamo occuparci dei 2 milioni e mezzo di Neet italiani. Gli imprenditori possono fare la loro parte con corsi post diploma professionalizzanti, come gli Ifts e gli Its. Serve un patto con le università. La recente abolizione dell’esame di Stato per gli ingegneri, sostituito da un tirocinio aziendale certificato, è un esempio virtuoso».

Sul tema della spesa pubblica e della difesa, il presidente ha messo in guardia: «Si parla di aumentare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035. Ma quei soldi non devono arrivare tagliando sanità e istruzione. Perché una degenza al Nord costa 400 euro al giorno e al Sud più di 1.200? Nessuno tocca la spesa pubblica perché significa perdere consenso elettorale».

Infine, la chiusura è stata un invito alla responsabilità e alla fiducia nei giovani: «Noi immaginiamo il caos come disordine, ma quello che ho descritto è un sistema ordinato e premeditato, volto ad azzerare l’industria e la società europea. Di fronte a questo, dobbiamo avere l’audacia di fare un passo indietro, a favore dei nostri giovani: un atto di fiducia e responsabilità, per il nostro e il loro futuro».

L’assemblea ha visto la partecipazione del sindaco Lorenzo Radice, di Monica Maggioni, giornalista Rai che ha intervistato Vittorio Colao e Antonio Gozzi, rispettivamente ex ministro per l’Innovazione e presidente di Federacciai. In collegamento video è intervenuto anche l’analista geopolitico Dario Fabbri. A chiudere i lavori è stato Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Lombardia.

La serata si è poi conclusa con una cena di gala nella suggestiva cornice della Galleria di Legnano, occasione conviviale per celebrare un anniversario importante guardando al futuro con determinazione e fiducia.

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