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10/10/2017
Riforma del Credito Cooperativo, «nel gruppo bancario l’autonomia sarà di chi se la merita»
Nell’incontro di giovedì 5 ottobre tra Iccrea Banca e la nostra Bcc delineati i contorni del futuro comune. Scazzosi: «È una grande opportunità»
Cosa succederà l’anno prossimo quando, nel rispetto di quanto previsto dalla riforma del Credito Cooperativo, la nostra Bcc entrerà ufficialmente nel gruppo bancario cooperativo di Iccrea Banca? Se ne è parlato nel convegno “Il Credito Cooperativo a Cavallo di tre secoli” che la nostra banca ha organizzato giovedì 5 ottobre in occasione dei 120 anni di fondazione chiamando come interlocutore il presidente di Iccrea, Giulio Magagni. In quello che è stato il primo dibattito pubblico tra vertici nazionali ed esponenti locali, Magagni ha chiarito i contorni del nascente Gruppo Bancario Cooperativo italiano: «Il nuovo gruppo avrà il compito di dare alle Bcc aderenti un indirizzo comune, ma soprattutto farà da garante nei confronti di tutti e, come da normativa, controllerà ogni Bcc sulla base di indicatori oggettivi e verificabili da tutte le Bcc: fintanto che una banca rimane virtuosa, non ci sarà motivo di intervenire». E ancora: «Ci si aiuterà tra Bcc, anche prestando il patrimonio, che dovrà però essere remunerato e ritornare indietro. Così daremo vera autonomia alle Bcc».
Un passaggio non semplice che, secondo quanto detto dal presidente della nostra Bcc Roberto Scazzosi, rappresenta però «una grande opportunità di crescita per tutti». Ha spiegato: «Rinunciare alla propria indipendenza e delegare al gruppo funzioni di indirizzo e controllo è una scelta importante, che ci porta a pretendere l’intervento diretto del gruppo su eventuali situazioni non virtuose. Con questa certezza, il percorso che stiamo iniziando è davvero una grande opportunità: se tutti operiamo nella medesima direzione andremo sicuramente verso un futuro migliore».
Del resto, l’adesione ad un gruppo bancario cooperativo, è oggi una necessità. «Non si può più prescindere dall’essere parte di un gruppo», ha osservato Luca Barni, direttore generale della nostra Bcc. «Ci sono delle sfide che una singola Bcc non può sostenere da sola, come per esempio gli investimenti sul digitale. Inoltre, ad esempio sul fronte dei costi abbiamo bisogno delle economie di scala che il Gruppo potrà garantire. Sicuramente dall’essere parte del gruppo Iccrea possiamo avere un grande plusvalore».
Il nodo centrale del dibattito resta però l’autonomia. Il passaggio di una Bcc all’interno del Gruppo Bancario Cooperativo viene spesso letto come un passo indietro in termini di libertà di decisione e di operatività sul proprio territorio. «Ma non è così», ha ribadito il presidente di Iccrea Banca, Magagni. «Prima della riforma non c’era vera autonomia, era in realtà un’autonomia finta perché la singola Bcc contribuiva alle perdite delle altre banche senza avere nulla in cambio. Con il Gruppo non si perde ricchezza perché ci sarà l’attività preventiva di controllo del gruppo». Certo, il processo sarà sottoposto ad un maggior controllo «perché l’autonomia bisogna meritarsela», ha sottolineato. Davanti alla prospettiva di introdurre un modello imprenditoriale, la strada passa necessariamente dal «costruire un treno che sia competitivo, che stia al passo con i tempi», ha detto Barni riprendendo la metafora del treno più volte utilizzata dal presidente di Iccrea Banca. «Il fare impresa è l’operare quotidiano che abbiamo adottato da tempo e che adesso ci pone in una situazione di vantaggio. Il Gruppo prenderà le sue decisioni su criteri meritocratici e questo ci fa stare tranquilli sul fatto che potremo continuare a operare mantenendo fermo il paradigma della Bcc come plusvalore sul territorio in cui lavora».
In ogni caso per il Credito Cooperativo si tratta di un cambio di mentalità, ma non di metodo. «La particolarità del percorso che sta portando alla creazione del Gruppo Bancario è che le decisioni non vengono calate dall’alto -ha aggiunto Scazzosi-. All’interno del Gruppo sono stati aperti dei cantieri per ascoltare le Bcc; è un modo di operare diverso, è un metodo che non snatura l’essere banca del Credito Cooperativo». L’obiettivo dichiarato è guardare al futuro. «È un progetto che stiamo facendo in funzione delle nostre radici con la volontà di traghettare le Bcc verso altri 200 e più anni di storia». Ha concluso Magagni: «Il nostro Gruppo bancario, che è già sottoposto alla vigilanza della Bce e ha già tutti i parametri per poter operare, ha un patrimonio di oltre 15 miliardi, e sottolineo, è tutto italiano. È un caso unico in Italia. E non ci passa per la testa di arrivare ad una quotazione in borsa: sono rimasto basito nel leggere che invece qualcun altro pensa di farlo».