Cinque medici si sono raccontati nella serata organizzata dalla nostra Bcc e il CCR, in collaborazione con la LILT di Legnano
Per una volta i medici non hanno fatto diagnosi, valutazioni e sentenziato percorsi terapeutici. Ma semplicemente si sono raccontati. Hanno voluto raccontare a che punto è arrivata la scienza e quale è l’approccio moderno nei confronti del malato. Al centro un tema difficile, arduo e, per certi versi, anche doloroso: il cancro. Con la collaborazione del Circolo Culturale e Ricreativo della banca, la nostra Bcc ha organizzato giovedì 25 ottobre l’incontro dal titolo “Curare, guarire, accompagnare - Oncologia e Cure Palliative a confronto con la vita reale”. Un appuntamento inserito nel “mese della prevenzione” grazie alla LILT di Legnano con il Dipartimento Interaziendale Provinciale Oncologico e il Dipartimento Interaziendale di Cure Palliative e Terapia del Dolore. Sul palco dell’auditorium Don Besana cinque illustri medici: Sergio Fava, direttore dipartimento oncologico ASST Ovest Milanese DIPO; Michele Sofia, direttore dipartimento Cure Palliative ASST Rhodense; Claudia Castiglioni, direttore Cure Palliative Cuggiono; Silvia Negretti, direttore Oncologia Magenta e Marco Luoni responsabile Day Hospital Oncologia Legnano.
«Serate come queste sono particolarmente importanti», ha introdotto il presidente della nostra Bcc Roberto Scazzosi presente insieme con i consiglieri Danila Battaglia e Vittorio Pinciroli. «La salute è un bene prezioso che bisogna difendere. E la difesa inizia anche da incontri come questo dove, attraverso la voce di autorevoli professionisti, la nostra Bcc si fa promotrice di una vera cultura della prevenzione». Una prevenzione che parte dalla conoscenza. Così Fava ha preso per mano i presenti in sala e li ha condotti, con parole semplici alla scoperta del tumore «perché è alla realtà che bisogna guardare», ha detto. «Qualche volta con la medicina si riesce a guarire, altre volte al medico viene chiesto di accompagnare il paziente». In un contesto dove la scienza ha fatto grandi passi in avanti, «è aumentata molto la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, segno dei progressi fatti nelle cure», è cambiato l’approccio della medicina al malato: la qualità della vita è al centro di tutte le terapie. «Circa la metà dei nostri pazienti ha una malattia in stato avanzato- ha proseguito il primario -. Ci sono situazioni dove non possiamo nemmeno iniziare con le terapie. Ma non abbandoniamo il paziente, andiamo avanti con le cure palliative che allungano la vita e la qualità della vita». L’approccio oggi è quindi un approccio multidisciplinare. «Un lavoro d’equipe che, partendo dalla scienza medica, per prendersi cura del paziente; guarire quando si può e accompagnare dove è necessario».