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26/10/2010
Governance, una sinfonia d'orchestra

Tutti per uno. Chiarissimo sin dal titolo l'intento dell'assemblea di Confesercenti Varese tenutasi lunedì 25 ottobre a Palazzo Estense. La gestione dei processi istituzionali politici ed economici deve essere concepita come una grande orchestra. A ognuno il suo strumento ma lo spartito è quello: si suona insieme altrimenti non si va da nessuna parte. E nell'orchestra c'è un ruolo per tutti gli attori economici e istituzionali del territorio, quindi anche della nostra Bcc, rappresentata a Varese dal direttore generale Luca Barni. I temi sono quelli che mordono da sempre, ma ancora di più da quando tira aria di crisi. Da suonare c'è la sinfonia dello sviluppo; il primo a entrare in scena è il sindaco di Varese Attilio Fontana, a seguire l'omologo Saronnese Luciano Porro, poi ben diretti dalla triade di direttori delle testate locali, Gianfranco Angeleri, Matteo Inzaghi e Marco Giovannelli, il senatore Pd Paolo Rossi, l'assessore regionale alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, il presidente della Provincia Dario Galli, i docenti universitari Sergio Zucchetti e Rossella Locatelli, il segretario Cgil Franco Stasi , il presidente di Confartigianato Varese Giorgio Merletti e il presidente della Camera di Commercio Bruno Amoroso. A rappresentare il mondo delle banche l'unica realtà autenticamente locale del territorio, la nostra Bcc, cui spetta di fotografare con un flash la situazione economica. «Siamo in una terra di mezzo della crisi -ha affermato Barni- per superarla dobbiamo sapere cogliere le opportunità che ci vengono dal nostra Dna: imprenditorialità diffusa e multisettorialità orientata all'export». Dal direttore di Rete 55 altri spunti di riflessione per il direttore Bcc. La governance è questione di cultura? Barni risponde con un tre parole d'ordine per la "rivoluzione": identità, buone prassi e partecipazione. Quindi come rapportare territorio e globalizazione, ossia noi e il resto del mondo? Per Barni lo stare sul mercato del territorio è legato ad alcuni fattori: la competitività non deve essere di un'azienda ma del territorio; sono le peculiarità di un'area a garantire il valore aggiunto (il local buono e vero diventa glocal); necessità del passaggio dalla logica del distretto a quella del territorio, ossia dal vantaggio produttivo a quello di gamma. Aspetto, quest'ultimo, che richiama il bisogno di una cabina di regia, proprio nella logica dell'orchestra, in modo che sia più semplice per le banche comprendere e valorizzare le qualità delle imprese, quindi lavorare al meglio sul credito. E non è un caso -ha concluso Barni- che in tempi di crisi globale si sia sviluppata una forte attenzione al locale; se il capitalismo speculativo fa cilecca è cosa buona e giusta tornare a modelli capaci di garantire maggiore sicurezza.