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20/01/2009
La Bcc in cattedra all'Università dell'Insubria

In cattedra per parlare di crisi. Per il ciclo di incontri "Le radici della crisi finanziaria e le vie d'uscita possibili", organizzato dal Creares, il Centro di Ricerche su etica negli Affari e Responsabilità sociale dell'Università dell'Insubria, il Dipartimento di Economia di Varese ha ospitato lunedì 19 gennaio una lezione della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate. In cattedra: il direttore generale, Luca Barni. A lui è stato affidato il compito di illustrare "la risposta delle Bcc alla crisi finanziaria", come recitava il titolo dell'incontro. Una risposta, come ha detto Barni introducendo la lezione, che «parte dal capire cos'è il Credito Cooperativo; quali sono i suoi fondamenti, i suoi valori e la sua organizzazione». Caratteristiche che rendono la Bcc unica. «Siamo la sola banca locale del territorio», ha sottolineato. Quindi la crisi può essere guardata da un punto di vista privilegiato. «Riusciamo infatti a capire come questa si riflette sui comportamenti dei nostri clienti, delle imprese e delle famiglie», ha detto Barni rivolgendosi agli studenti di Economia. La situazione è caratterizzata da un atteggiamento di attendismo: a fronte di un importante dato di raccolta della Bcc, le imprese restano alla finestra. A fronte di una raccolta che nei soli ultimi tre mesi dell'anno scorso ha toccato quota 47 milioni di euro, «c'è una richiesta minore di credito sia per quanto riguarda la gestione aziendale sia per gli investimenti», ha proseguito Barni. «C'è attendismo». Inoltre, «un pagamento non ricevuto da parte di un'azienda tende a far slittare altri pagamenti e questo rischia di innescare un circuito poco virtuoso dove l'anello più debole può essere messo in maggiore difficoltà». L'economia del territorio è però sana. «La fortuna della zona in cui operiamo è nella frammentazione produttiva: non esiste un unico settore trainante come invece avviene in altre aree della Lombardia».
Secondo il direttore della Bcc l'attuale crisi «è nata come crisi finanziaria, ma si è riverberata sul sistema diventando una crisi di sistema e portando alla rottura del processo del consumo con il debito». Le soluzioni di ingegneria finanziaria che hanno portato ad annullare la percezione del rischio, l'eccessivo sostegno del consumo con il debito e un sistema finanziario che si è autoreferenziato, non andando quindi al servizio dell'economia reale, hanno portato alla crisi dell'intero sistema. Davanti al difficile momento, la Bcc non cambia atteggiamento. «Restiamo fortemente ancorati ai valori di mutualismo e responsabilità sociale che sono all'origine del Credito Cooperativo», ha proseguito Barni. Innanzitutto la solidità della banca: «Il patrimonio viene usato come leva per far crescere la banca. Originiamo rischio per gestirlo e non per distribuirlo, senza andare a debito sull'intero sistema». Primario è il forte legame con il territorio. «Investiamo il denaro là dove lo raccogliamo». Il credito infatti viene fornito dalla Bcc per lo più alle famiglie (30%), alle imprese minori (20%), alle famiglie produttrici (14%) e alle imprese artigiane (13%). «La nostra redditività va a sostenere il patrimonio, quindi a rafforzare le aziende», ha concluso Barni.