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18/10/2011
La Federazione lombarda delle Bcc guarda al futuro

Ripartire dai giovani, da un rafforzato legame con il territorio e dalla rete del credito cooperativo. Questi i messaggi per guardare al futuro che sono emersi dal convegno della Fedee4azione lombarda delle Bcc. Sabato 15 ottobre, nell'aula magna dell'università Cattolica di Milano, si sono ritrovati oltre settecento tra amministratori e dirigenti in rappresentanza delle 45 Bcc che operano in Lombardia. Tra di loro, anche il presidente della nostra banca, Roberto Scazzosi, accompagnato dal vice presidente vicario Ignazio Parrinello, dal vice presidente Mauro Colombo, dai consiglieri di amministrazione Rinaldo Borsa, Giuseppe Barni, Cecilia Cardani, Danila Battaglia, Vittorio Pinciroli, Graziano Porta, Francesco Gatti, e da Giorgio Rossi del collegio sindacale oltre al direttore generale Luca Barni con i vice direttori Felice Angelo Canton (vicario) e Carlo Crugnola.
Il convegno ha ripreso i temi già affrontati nell'appuntamenti di un anno fa a Praga per continuare la riflessione sul ruolo della Federazione e sulle nuove sfide e strategie del Credito Cooperativo. Il tutto, in vista del congresso annuale di Federcasse in programma il prossimo dicembre a Roma. «Riprendiamo, idealmente e concretamente, il discorso intrapreso lo scorso anno», ha introdotto il presidente della Federazione lombarda delle Bcc, Alessandro Azzi. «Per questo motivo abbiamo deciso di mantenere, anche per il Convegno di Studi 2011, la dimensione di "laboratorio", uno spazio nel quale sviluppare insieme i temi della governance, delle politiche territoriali e delle scelte strategiche del credito cooperativo lombardo». Temi che devono essere affrontati, soprattutto in un momento come l'attuale dove «la crisi è ben lontana dall'essere conclusa», ha detto il presidente della Federazione lombarda, e dove «fare credito cooperativo diventa sempre più difficile».
Ma dalla difficoltà, il Credito cooperativo può trarne vantaggi. «Alcune scelte dipendono solamente da noi e su queste occorre concentrarci». Sei i punti che Azzi ha posto come passi fondamentali per guardare al futuro. Innanzitutto, un nuovo modello di sviluppo. Che significa «pensare ad uno sviluppo non solo su nuovi territori, ma uno sviluppo più verticale fornendo risposte non solamente alle esigenze di credito». In secondo luogo, è stata richiamata la vitalizzazione del modello di business: «Deve essere ripensato e reso meno dipendente da una gestione tradizionale del danaro. Vanno intensificati la rete di relazioni, il sostegno e l'adesione di nuovi soci, in particolar modo giovani», ha detto Azzi. «Vogliamo essere conosciuti come banca delle famiglie, delle piccole imprese, del volontariato e degli enti locali». Terzo: una costante riqualificazione della governance; quarto: il rafforzamento del presidio dei rischi. «Occorre rafforzare anche l'investimento nella qualificazione del personale premiando la competenza e la coerenza». Per Azzi, questo è anche un «investimento sulla compagine sociale che diventa un investimento sulla nuova classe dirigente del credito cooperativo». Da ultimo: la piena efficacia ed efficienza della rete nell'ottica di usarne tutti i vantaggi e di ridurre gli sprechi. Le nuove "C" del credito cooperativo diventano: coerenza, competitività, conformità. «Chi ha fondato le Bcc ha voluto dare speranza. Così anche noi oggi, vogliamo incidere sullo sviluppo economico partendo dalle nostre realtà locali». Al convegno sono intervenuti anche il rettore dell'università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica alla Cattolica e presidente della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche dell'Accademia nazionale dei Lincei e Mauro Magatti preside della facoltà di Sociologia della Cattolica.